Il presidente nazionale di MC: Nuove sfide per la prossima legislatura

di Lorenzo Miozzi, presidente del Movimento Consumatori

Consumers’ magazine – dicembre 2012. – Mancato riassetto delle province e mancata riforma della legge elettorale. Sono passaggi assolu tamente negativi della politica che è il caso di non dimenticare in questa fase di campagna elettorale.

Non tanto per attribuire colpe o responsabilità, quanto per chiarire definitivamente che se l’Italia intende davvero cambiare strada, e superare la fase buia nella 
quale ci troviamo, deve proporre una classe politica  che sia in grado di affrontare questioni che oggi nessun politico sembra voglia affrontare. Non possiamo più accettare una politica autoreferen ziale, incapace di offrire una prospettiva di reale cambiamento.

Ci aspettiamo, invece, segnali forti che vadano anche a  scapito dei privilegi della cosiddetta “casta”. Ci aspettiamo una politica equa che possa anche chiedere an-
cora sacrifici ai cittadini per il bene del Paese, ma che  per prima sia pronta a sacrificare le spese improduttive dell’amministrazione. Non ci illudiamo che sparisca improvvisamente il populismo e la demagogia delle promesse elettorali o delle facili campagne che speculano sulla paura o sulle ansie della gente,

ma vogliamo poter contare su un’alternativa seria e credibile che sappia leggere la realtà con uno sguardo diverso e, di conseguenza, operare scelte nuove.

Fino a quando questi concetti non verranno declinati in azioni concrete rimarranno solo buone intenzioni destinate a svanire il giorno dopo le elezioni.

Oggi alcuni segnali positivi arrivano dai recenti ragionamenti interni a partiti e movimenti che stanno ridisegnando il panorama della partecipazione dei cittadini 
ai processi decisionali. E’ un dato incoraggiante, che ci consente di sperare in una  nuova fase della vita pubblica nella quale la partecipazione diventi un valore anche 
e soprattutto dopo le elezioni. Qui si gioca la sfida della prossima legislatura,
nella capacità di portare avanti il cambiamento. Per fare questo, i meccanismi di  partecipazione devono essere ampliati e trasfusi nelle attività di governo anche con un maggior ascolto delle istanze del Terzo settore attraverso i contenuti che il non 
profit da tempo rivendica. Sul punto, sono molti i passi da fare e una politica  che non sia impegnata a ragionare solo su se stessa deve e può essere il migliore alleato per un simile cambiamento. E’ necessaria una diversa impostazione rispetto 
al recente passato, nel quale i riflettori della politica si sono rivolti al pubblico e al privato, senza considerare l’esistenza in Italia di un Terzo settore che “produce”.

Per esemplificare con alcune cifre, nel luglio 2011, una ricerca Cnel/Istat ha stimato il tempo offerto dai volontari italiani in oltre 700 milioni di ore, corrispondenti a quasi 400 mila individui che lavorano full time per 38 ore settimanali e 48 settimane lavorative annue per un valore economico pari a quasi 8 miliardi di euro. Si stima, inoltre, che un euro dato ai volontari corrisponde, per l’accensione della scintilla del 
gratuito, ad un ritorno economico di circa 12 euro.




Il pasticciaccio FONSAI e la richiesta di risarcimento

Come si è arrivati alla disintegrazione del valore delle azioni di  una delle principali compagnie assicurative del nostro Paese Dossier a cura di Paolo Fiorio, responsabile Osservatorio Credito & Risparmio MC

Consumers’ magazine – dicembre 2012. Dopo i crack finanziari che hanno colpito i piccoli risparmiatori  nel recente passato, ecco un nuovo scandalo tutto italiano. 
La Procura della Repubblica di Torino ha, infatti, aperto un’indagine che vede 
indagati alcuni tra gli amministratori  della Sai Fondiaria e l’allora presidente 
del’Isvap, Giannini.

Le indagini riguardano i reati di false comunicazioni sociali e falso in prospetto 
per gli anni che vanno dal 2008 al 2011; gli inquirenti ipotizzano che i bilanci 
della Sai Fondiaria, a partire dal 2008,  non rappresentassero in maniera cor-
retta l’effettiva situazione patrimoniale della società. Movimento Consumatori 
ha presentato un esposto alla Procura e ha analizzato i documenti dai quali 
sembrerebbero emergere diversi profili di responsabilità. Ricostruiamo la vicenda, cercando di analizzare come i piccoli azionisti possono tutelarsi nei confronti di Fondiaria Sai.

 

Se cerchiamo l’azionista tipo, bistrattato dal ma nagement della propria società, dalle autorità di controllo, dalle grandi banche creditrici, e in fin dei conti anche dal mercato, è facile identificarlo con chi ha acquistato negli ultimi anni le azioni della Sai  Fondiaria.

La storia dell’azionista Sai Fondiaria ha origini lontane e risale a dieci anni fa quando la Sai, controllata dalla famiglia Ligresti, acquistò Fondiaria, senza lanciare l’opa (offerta pubblica d’acquisto) e quindi senza pagare a tutti gli azionisti il premio per il controllo.

Dopo dieci anni, alcuni grandi azionisti di minoranza hanno vinto le cause contro Sai Fondiaria e Mediobanca e hanno ottenuto il risarcimento dei danni. Si tratta di sentenze importanti, ma, purtroppo, il nostro sistema che non conosceva all’epoca (e non conosce ancora oggi) una class action efficiente non ha consentito che venissero risarciti i piccoli azionisti, quindi la maggioranza dei danneggiati. Questa è storia o, se vogliamo, l’antefatto in quanto  con la fusione tra la Sai e la Fondiaria, e la nascita di una delle principali compagnie guidata da noti esponenti della famiglia Ligresti, è iniziato il calvario del piccolo azionista che nel corso di un decennio ha visto evaporare il valore delle proprie azioni, oggi ridotte  (quasi) a carta straccia.
La Procura della Repubblica di Torino ha aperto da qualche mese un’indagine che vede quali indagati alcuni tra gli amministratori della Sai Fondiaria e l’allora presidente del’Isvap, Giannini.

Le indagini riguardano i reati di false comunicazioni sociali e falso in prospetto per gli anni che vanno dal 2008 al 2011; gli inquirenti ipotizzano, infatti, che i bilanci della Sai Fondiaria a partire dal 2008 non rappresentassero in maniera corretta l’effettiva situazione patrimoniale della società.

La pessima gestione della Fondiaria Sai è emersa solo nel corso del 2011 quando, dopo le prime importanti perdite nei bilanci, l’Isvap ha richiesto un rafforzamento patrimoniale del gruppo per ricostituire un adeguato margine di solvibilità della compagnia.

A partire da questo momento, il calvario del piccolo azionista si è fatto sempre più insopportabile.

Nell’estate del 2011, Fondiaria Sai lancia una prima operazione di aumento di capitale per 800 milioni di euro (di cui 350 per la Milano Assicurazioni), accompagnata da un prospetto che inspiegabilmente  tace sulla necessità di rivalutare le riserve per i sinistri, come invece sarebbe stato necessario in base a 
una sentenza della Cassazione. La situazione della Sai  Fondiaria è tuttavia ormai gravemente compromessa, tanto che nell’autunno, pochi mesi dopo l’aumento di 
capitale, emerge la necessità di una nuova ricapitalizzazione del gruppo, oramai alla canna del gas.

In questo contesto emerge il “piano di salvataggio” che dovrebbe nei prossimi mesi portare alla fusione tra la Fondiaria e Unipol. 
Si tratta di un piano architettato con il concorso dei  principali creditori dei gruppi Fonsai e Unipol (Unicredit e Mediobanca) diretto a consentire alla Unipol di acquistare il controllo su Fondiaria Sai senza promuovere l’opa. Il consiglio di amministrazione non prende nemmeno in considerazione le proposte alternative dei fondi Sator e Palladio avanzate nei primi mesi del 2012: la strada è oramai segnata verso la grande fusione. 
L’operazione si rivelerà dannosa per tutti i piccoli azionisti. L’assemblea di Fonsai delibera, infatti, di eliminare l’indicazione del valore nominale delle azioni, provvede al raggruppamento delle azioni in  rapporto 100 azioni vecchie ogni 1 azione nuova e  delibera un aumento capitale per circa un miliardo di euro. Il prezzo delle nuove azioni viene fissato ad  1 euro ad azione (a fronte di un valore di borsa pri-
ma dell’annuncio di oltre 84 euro).

Ogni azionista  per ogni azione posseduta può sottoscrivere in blocco 
252 nuove azioni. Un azionista con 100 azioni, prima  dell’annuncio dell’aumento di capitale, aveva un valore complessivo di 8.415 euro. Aderendo all’aumen to di capitale avrebbe dovuto versare ulteriori 25.200 euro. La vendita dei diritti d’opzione è stata presso ché impossibile e comunque non ha mai consentito di 
realizzare il loro valore teorico. Chi, quindi, non ha aderito all’aumento, ad esempio perché impossibilita to a reperire nuove risorse, si è trovato un valore delle 
azioni di circa 100 euro con un sostanziale azzeramen to del valore della propria partecipazione quasi come se la Sai Fondiaria avesse integralmente perso tutto il 
proprio capitale.

Non diversa è stata anche la sorte degli azionisti di  Unipol: chi ad esempio aveva 100 azioni (con un valore prima dell’annuncio dell’aumento del capitale di 
1.749 euro), aderendo all’aumento avrebbe dovuto versare altri 4.000 euro per acquistare le nuove azio ni. Non aderendo invece all’aumento di capitale l’investimento iniziale si sarebbe ridotto intorno ai 270.

Anche qui l’alternativa era piuttosto chiara: triplicare l’investimento o ridurlo a meno di un sesto. Lo scenario che emerge dalla vicenda Fondiaria Sai non è certamente dei più rassicuranti per chi decida di investire in Borsa: conflitto di interessi, falsi in bilancio, falsi in prospetto, aumenti di capitale iperdiluitivi, cambio del controllo senza offerta pubblica d’acquisto.

La fiducia dei risparmiatori, quale elemento fondamentale e irrinunciabile per il buon funzionamento dei mercati, di fronte a vicende simili non può che 
essere una chimera.

Viene, infatti, da chiedersi per quali ragioni siano dovuti passare anni prima che le autorità di vigilanza abbiano indagato con un po’ di attenzione sulla mala gestio della compagnia. Perché le autorità che devono tutelare il risparmio non hanno fermato aumenti di capitale, con un effetto diluitivo così forte che pare rispondere alla sola esigenza di consentire l’acquisizione del controllo a basso costo per pochi eletti più che  guardare alle ragioni di tutela di migliaia di piccoli investitori?

Perché le grandi banche creditrici riescono sempre a tutelare i propri crediti a danno dei piccoli risparmiatori? Fino a quando le ragioni di stabilità delle nostre grandi imprese (o forse meglio la stabilità  degli assetti di controllo) prevarranno sulla trasparenza del mercato e sulla tutela del risparmio diffuso?

Ad oggi, in attesa che le procure concludano le indagini, si può dire che non mancano svariati profili di illegittimità nei comportamenti dei soggetti coinvolti. 
Ciò che manca nuovamente è però un sistema risarci torio efficace e capace di infondere un giusto livello di deterrenza e di assicurare equi risarcimenti. Sen-
za un’azione di classe efficace i piccoli risparmiatori  avranno sempre una voce flebile che sarà facile conti nuare ad ignorare.

Movimento Consumatori Milano invita tutti gli azionisti lombardi a rivolgersi all’associazione presso le proprie sedi territoriali o a scrivere a fonsai@movimentoconsumatori.it per ricevere il testo della denuncia-querela da depositare presso la Procura della Repubblica di Torino. Per informazioni Movimento Consumatori Lombardia ha attivato il numero verde 800 16 86 36 o info@movimentoconsumatorimilano.it.

Movimento Consumatori confida che le indagini in corso possano portare il prima possibile al rinvio a giudizio dei soggetti responsabili e aprire la strada ai risarcimenti sia in sede civile sia in sede penale.




Sciopero. No a un altro venerdì nero per i viaggiatori di Trenord

Per venerdì 18 gennaio il sindacato Orsa ha indetto uno sciopero per tutto il personale di Trenord S.r.l., dalle ore 9 alle ore 17. La società ha comunicato che la circolazione dei treni regionali e suburbani potrà subire ritardi, limitazioni di percorso o cancellazioni tra le ore 9 e le ore 17.

“E’ compito dell’azienda informare correttamente i viaggiatori, fornire assitenza e limitare al minimo i disagi. Confidiamo che dopo i pesanti disagi di dicembre e i continui disservizi le aziende si adoperino in favore dei viaggiatori”, dichiara Piero Pacchioli, presidente Movimento Consumatori Milano.




Movimento Consumatori Milano. Bene “Area C”, ma più coinvolgimento dei cittadini

Area C compie un anno e il giudizio sul provvedimento di Movimento Consumatori Milano è positivo.

Stando ai dati diffusi infatti, oltre infatti ad un oggettivo decongestionamento del traffico e a un miglioramento della viabilità di superficie per i mezzi pubblici, ha consentito una riduzione dell’inquinamento con importanti le ricadute sulla salute dei cittadini.

Di certo poi il provvedimento ha avuto un ruolo fondamentale nella promozione dell’uso di mezzi ecologici, come la bicicletta, e sulla vivibilità della città. Per il Movimento Consumatori di Milano permangono sul provvedimento alcune perplessità che la Giunta dovrebbe sciogliere.

 

Andranno, per esempio, ulteriormente incrementati i mezzi di superficie, soprattutto le linee che percorrono la circonvallazione come la 90 e 91, sempre troppo affollate a qualsiasi ora, Area C poi

, visto il successo, va ulteriormente estesa, e andrebbe migliorato il sistema di deroghe e il limite dei 30 all’ora di cui si sta parlando, deve essere rapidamente approvato.

Auspichiamo inoltre maggiore coinvolgimento della cittadinanza nella fase di programmazione degli interventi di gestione del reinvestimento delle risorse raccolte grazie al provvedimento.

Piero Pacchioli, presidente Movimento Consumatori Milano




Mobili consegnati in ritardo? Rivolgiti a Movimento Consumatori Milano

I mobili possono esse consegnati quando vuole il venditore?

Secondo MC, e secondo le recenti sentenze, no! Il termine di consegna deve essere indicato dal venditore e deve essere rispettato.

Esiste infatti una chiara responsabilità del venditore nella consegna (che siano mobili, cucine, auto o altro) indipendentemente da quello che può essere indicato in contratto.

Ad esempio una recente ordinanza del Tribunale di Roma ha affermato che la tali clausole sono vessatorie ossia clausole inserite a discapito del consumatore.

 

Se anche a te è capitato un caso simile chiamaci o mandaci il contratto che ti hanno fatto firmare per valutare i tuoi diritti e per consentirci di intervenire per diffidare la società o il professionista ad utilizzare clausole vessatorie al fine di tutelare i consumatori.

Puoi contattare il Movimento Consumatori Milano al numero verde gratuito 800 16 86 36, o all’indirizzo mail: info@movimentoconsumatorimilano.it.




Saldi: dal 5 gennaio massima attenzione ai raggiri. Vademecum del Movimento Consumatori Milano

“L’avvio dei saldi a Milano, dal 5 gennaio per 2 mesi, dopo che per tutto il mese di dicembre nei negozi erano già disponibili delle offerte e con i milanesi a tasche vuote, è per noi periodo di massima allerta per garantire che i diritti dei consumatore-acquirente siano pienamente rispettati”, dichiara Piero Pacchioli, presidente Movimento Consumatori Milano.

“Il meccanismo dei saldi non sempre è trasparente e dietro offerte che sembrano affari imperdibili si possono nascondere raggiri.

Proprio per questo, abbiamo diffuso un vademecum per i consumatori, 5 facili regole e falsi miti sui saldi che il consumatore deve ricordare al momento dell’acquisto. Prezzi ridotti infatti, non significano diritti ridotti per il consumatore” continua Pacchioli.

“Tra le regole, ad esempio, quella di verificare che siano ben indicati tre dati, il prezzo originario, la percentuale di sconto e il prezzo finale, e che le cifre indicate siano calcolate correttamente. E’ poi necessario conservare sempre lo scontrino, è un falso mito che i capi in svendita non possano essere sostituiti, se difettosi. Alla cassa poi, se sull’etichetta è indicato un prezzo, non può essere modificato per nessuna ragione”.

“Diffidate assolutamente dai capi eccessivamente scontati, saldi oltre il 50% sono possibili solo negli ultimi giorni delle svendite e possono essere indizio di merce non di stagione. Diffidate anche dei prodotti che potete solo guardare e non toccare, meglio infatti verificate che i nostri acquisti siano in condizioni perfette” continua Pacchioli. “Valgono poi le regole di buon senso: acquistate solo se è strettamente necessario e prestate massima attenzione alle dilazioni di pagamento e alle rate: possono ingenerare infinite spirali di debito. Nel caso di irregolarità l’invito del Movimento Consumatori Milano, oltre a rivolgersi alla polizia annonaria di Milano, è quello rivolgersi al nostro numero verde: l’800 16 86 36”.

5 regole per saldi sicuri e trasparenti – Vademecum del Movimento Consumatori Milano

1) Verificare che siano bene indicati 3 dati: il prezzo originario, la percentuale di sconto e il prezzo finale. In caso contrario si è probabilmente di fronte ad un raggiro, meglio non fidarsi ad acquistare.

2) Conservare sempre lo scontrino. E’ falso che i prodotti in saldo, se difettosi, non possano essere sostituiti.

3) Diffidare di capi eccessivamente scontati. I saldi oltre al 50% possono nascondere merce non di stagione o merce acquistata apposta per il saldo. Un confronto con i prezzi sul web può dare un’idea.

4) Non acquistate prodotti che non potete provare e verificate che i capi siano in condizioni perfette.

5) Alla cassa il prezzo indicato nell’etichetta non deve essere modificato per nessuna ragione.