La Corte di Cassazione ha confermato le sentenze del tribunale e della Corte d’appello di Milano, coerentemente alla pronuncia della Corte di giustizia del giugno 2023, che hanno accertato l’illegittimità della fatturazione a 28 giorni.
La Cassazione ha deciso che il divieto di fatturazione a 28 giorni non è lesivo dei diritti e degli interessi degli operatori di telefonia in quanto non pregiudica la loro autonomia imprenditoriale.
Le sentenze di primo e secondo grado hanno imposto a Telecom di restituire i maggiori corrispettivi per i servizi di telefonia fissa versati dai clienti in applicazione della fatturazione a 28 giorni, disponendo diverse misure informative, ed in particolare l’invio di una lettera raccomandata ai consumatori che hanno esercitato il diritto di recesso per informarli dell’illegittimità della fatturazione a 28 giorni e dei loro diritti alla restituzione di quanto pagato in eccesso.
“Sulla base dei dati forniti da Telecom nel corso del giudizio d’appello – dichiarano Paolo Fiorio e Corrado Pinna, legali che hanno assistito l’associazione – i consumatori danneggiati sarebbero 9.380.055, con un rimborso medio individuale di circa 28,9 euro. Il danno complessivo per i consumatori supera quindi i 250 milioni di euro. Nonostante i provvedimenti dell’AGCOM che hanno imposto la restituzione dei giorni erosi, Telecom ha solamente restituito poco meno di 19 milioni di euro, avendo così soddisfatto ad oggi non oltre l’8% dei consumatori danneggiati. La sentenza della Corte di Cassazione va ben oltre le decisioni AGCOM, perché riguarda anche i clienti che abbiano esercitato il recesso indicati da Telecom in 5.425.978, con un pregiudizio collettivo di oltre 160 milioni di euro. Infatti il 58% dei consumatori coinvolti, subita l’applicazione della fatturazione a 28 giorni, non ha potuto beneficiare del meccanismo della restituzione dei giorni erosi, avendo esercitato il diritto di recesso. Considerata la gravità del comportamento, la Corte di Cassazione ha confermato le sentenze del tribunale e della Corte d’Appello, che hanno condannato Telecom a inviare ad ogni consumatore receduto una lettera raccomandata per informarlo del diritto al rimborso”.
“Nonostante sia sempre stato chiaro – afferma Alessandro Mostaccio, segretario generale di MC – che la fatturazione a 28 giorni era fin dalla sua prima applicazione illegittima Telecom ha vanamente cercato di difendere i propri introiti illeciti in tutti i gradi di giudizio. La sentenza della Corte è importante, perché afferma che il consumatore medio non può coincidere con la figura dell’homo economicus avveduto, vigile, analitico. In un mercato corretto, gli utenti dovrebbero potersi fidare della lealtà delle aziende con cui stipulano contratti di fornitura, senza doversi trasformare in provetti avvocati. Queste pratiche commerciali scorrette minano profondamente la fiducia dei consumatori e per le aziende telefoniche sarà difficile recuperarla”.
Ora Telecom deve restituire quanto illegittimamente corrisposto dai consumatori. In caso contrario, MC valuterà l’avvio di una class action per tutelare i diritti degli utenti.
MC offre informazioni e assistenza ai consumatori che sono stati clienti TIM di telefonia fissa nel biennio 2016-2018. Si può chiamare il numero unico nazionale 06 948 070 41.
La sentenza della Corte di Cassazione