Banche Venete. Movimento Consumatori: il parlamento approvi l’emendamento alla legge di bilancio che prevede un fondo per gli azionisti e gli obbligazionisti truffati dalle banche

Movimento Consumatori saluta con favore la notizia della presentazione di un emendamento presentato da alcuni senatori del Pd alla legge di Bilancio per l’istituzione di un fondo per risarcire gli azionisti e gli obbligazionisti vittime degli illeciti finanziari che hanno portato alla crisi di Veneto Banca e BPVI,  finanziato con il fondo per le frodi finanziarie istituito nel 2005 alimentato dai conti dormienti, con nuovi versamenti da parte del Fondo di tutela dei depositi per 50 milioni nei prossimo tre anni e con una parte dei ricavi derivanti dalla vendita degli NPL.

Il  decreto 99 di giugno 2017 regola la cessione delle aziende di Veneto Banca e BPVI discriminando in maniera irragionevole, ingiusta e sproporzionata tutte le vittime delle frodi finanziarie e degli illeciti civili e penali (accertati anche dalla Consob) che sono stati indotti ad acquistare azioni ed obbligazioni dei due istituti già in crisi per importi spropositati,
in violazione di ogni dovere di condotta e di informazione. Le vittime del misselling delle azioni sono gli unici creditori chirografari che oggi pagano il prezzo del fallimento delle due banche.

“Movimento Consumatori – afferma Alessandro Mostaccio, segretario generale MC – invita il Parlamento ad approvare l’emendamento che darebbe qualche speranza a oltre 200 mila azionisti oggi rimasti senza concrete prospettive di rimborso. E’ necessario che l’emendamento venga approvato
in questa legge di Bilancio e che siano destinate al fondo risorse sufficienti per evitare un’operazione di mera facciata. Del resto è opportuno che siano utilizzate le ingenti risorse da tempo accantonate nel fondo per le vittime delle frodi finanziarie istituito nel 2005 e ad oggi non ancora attivo”.
Movimento Consumatori, che assiste quasi mille azionisti delle due banche venete, invita tutti gli investitori a rivolgersi all’associazione, scrivendo
a venetobanca@movimentoconsumatori.it, per presentare la domanda di riconoscimento dei crediti nel passivo delle procedure di liquidazione coatta amministrativa in corso che, secondo l’emendamento presentato, sarebbe requisito necessario per accedere al fondo.

 




Tutelare i piccoli azionisti delle Banche Venete e’ un dovere costituzionale.

Movimento Consumatori ritiene inaccettabili le dichiarazioni rilasciate dal ministro Padoan secondo il quale non sono percorribili strumenti di tutela per i piccoli azionisti delle due popolari venete in liquidazione in quanto “chi compra azioni di una società – ha dichiarato il ministro in esito ad un’interrogazione di ieri sulle iniziative volte alla tutela dei risparmiatori danneggiati da situazioni di dissesto bancario – sia pure di una banca, assume un rischio elevato che contempla la possibilità di perdere interamente l’investimento”.

“La decisione del Governo di lasciare senza alcuna tutela gli azionisti” afferma Paolo Fiorio, coordinatore dell’Osservatorio e Risparmio MC – è inaccettabile per diverse ragioni:

1) molti degli azionisti hanno, infatti, originariamente acquistato obbligazioni convertibili che non presentano un livello di rischio distante dalle obbligazioni subordinate;

2) le banche popolari non erano quotate in borsa e le azioni ‘illiquide’ delle stesse non erano negoziabili, quindi anche ‘a valle’ degli acquisti sollecitati dalle filiali, nel corso dei quali le azioni sono state sempre presentate come titoli sicuri e (diversamente dal vero) ‘vendibili’, l’azionista non era in condizione di gestire il rischio in relazione alle notizie societarie;

3) la gran parte delle vendite delle azioni è avvenuta in palese violazione di ogni dovere di condotta degli intermediari, con la conseguenza che a nessuno dei piccoli azionisti è stato mai rappresentato il rischio affrontato;

4) l’esclusione dei debiti risarcitori e restitutori dal perimetro di cessione ad Intesa Sanpaolo è discriminatoria, irragionevole e contraria ai principi di uguaglianza, tutela del risparmio e del diritto di difesa di cui agli artt. 3, 24 e 47 Cost.  In molti casi l’acquisto delle azioni è stato illegittimamente finanziato dalla banca con la conseguenza che gli azionisti rimarrebbero esposti al pagamento dei prestiti ricevuti nei confronti di Intesa Sanpaolo, non potendo eccepire in compensazione il danno derivante dall’illegittima vendita delle azioni da parte della banca;

5) l’intero decreto è palesemente irragionevole in quanto alle vittime di tali illeciti non è assicurato nemmeno un privilegio nella ripartizione degli attivi della liquidazione coatta amministrativa.

Riteniamo che il decreto sia ingiusto e che debba essere modificato in quanto pregiudica decine di migliaia di vittime di illeciti gravissimi che minano valori fondamentali, quali la tutela del risparmio sancita dall’art. 47 della Costituzione. Le modalità di approvazione del decreto, sotto il ricatto del recesso di Intesa in caso di modifiche sostanziali, è una gravissima e inaccettabile ferita per la democrazia e la supremazia del Parlamento. Auspichiamo che il Senato modifichi il decreto e che comunque Intesa Sanpaolo si dichiari disponibile a iniziative di tutela dei piccoli azionisti, che rappresentano l’asset fondamentale dell’operazione. In caso contrario qualora non dovessero essere fornite concrete risposte agli ex azionisti delle due banche venete, questi non avrebbero altra strada che agire contro tutti i soggetti responsabili, richiedendo l’immediata restituzione di tutti i depositi e l’interruzione di ogni rapporto contrattuale, vista l’evidente e intollerabile ingiustizia imposta con il contratto di cessione da Intesa Sanpaolo”.

“Padoan si dimetta subito – dice Alessandro Mostaccio, segretario generale MC –  ha lasciato in stallo il dossier banche venete per più di un anno. È sua la responsabilità del vicolo cieco in cui ci troviamo”.




Audizione sulla Class Action al Senato

class action

La Class Action in Italia e’ un vero fallimento e questo è testimoniato dallo scarso numero di class action che ha superato la fase di ammissibilità.

Le Associazioni chiedono l’urgente approvazione del Disegno di Legge bloccato da due anni e approvato all’unanimità dalla camera. Basta con i veti dei poteri forti e delle Lobby.

Si è svolta ieri l’audizione delle associazioni dei consumatori avanti alla commissione seconda e decima del Senato sul testo che riformerebbe l’azione di classe.

Queste, in sintesi, sono le richieste presentate da Codici, Federconsumatori e Movimento Consumatori alla luce del fallimento dell’attuale normativa contenuta nel codice del consumo all’art. 140 bis.

Innanzitutto e’ incomprensibile la frenata che questo testo di riforma uscito dalla Camera all’unanimità ha trovato in Senato.

Le associazioni dei consumatori ribadiscono che il nuovo disegno di legge faciliterebbe di molto l’accesso alla giustizia ai danneggiati riducendo il carico giudiziario relativo ai piccoli illeciti, ampliando dunque la possibilità per i cittadini di veder tutelate le loro ragioni, riequilibrando i rapporti di forza tra le parti e garantendo una concorrenza ed un libero mercato nel rispetto delle norme.

Per questi motivi le associazioni chiedono al Senato di far passare al più presto questo testo di legge senza subire le ingiustificate pressioni delle lobby. Sarebbe dunque la prima vera conquista per i consumatori e le imprese virtuose a fronte degli innumerevoli soprusi e scandali che leggiamo tutti i giorni.

Clicca qui per leggere il documento depositato in Senato




Lettera aperta delle AACC. Tutelare piccoli azionisti banche venete: cambi il decreto o esodo di massa da Intesa SanPaolo

Il decreto legge sulle banche venete dà il colpo di grazia a decine di migliaia di piccoli azionisti già clienti di Veneto Banca e Popolare Vicenza ai quali negli anni sono state vendute fraudolentemente, come accertato dalla Consob, le azioni delle due banche.

Tutti i piccoli azionisti, oltre ad aver indiscutibilmente perso il valore del proprio investimento, non potranno nemmeno confidare sul patrimonio residuo delle banche trasferito ad Intesa Sanpaolo in quanto il decreto, con una norma del tutto eccezionale, e a nostro avviso irragionevole ed ingiusta, esclude che Intesa possa rispondere dei debiti derivanti da tali illeciti.

Riteniamo che il decreto sia ingiusto e che debba essere modificato in quanto pregiudica decine di migliaia di vittime di illeciti gravissimi che minano valori fondamentali quali la tutela del risparmio sancita dall’art. 47 della Costituzione.

Gli attivi delle due banche sono l’irrinunciabile garanzia per tutti i creditori involontari quali le vittime degli illeciti. A fronte del trasferimento delle aziende bancarie e degli attivi a Intesa Sanpaolo chiediamo che nel perimetro della cessione siano ricompresi anche i debiti risarcitori derivanti dal misselling delle azioni.

Auspichiamo che Intesa Sanpaolo si dichiari presto disponibile a tale modifica del decreto che risponderebbe allo stesso interesse della banca in quanto le vittime degli illeciti sono l’asset principale dell’operazione che consentirà ad Intesa Sanpaolo di creare valore per i propri azionisti. Già in passato Intesa Sanpaolo avviò con le associazioni di consumatori una procedura di conciliazione paritetica per le obbligazioni Parmalat e Cirio che diede ottimi frutti e che potrebbe essere riproposta anche in quest’occasione.

La modifica che proponiamo è concretamente perseguibile in quanto le risorse necessarie per indennizzare i danneggiati sarebbero contenute e comunque bilanciate dai vantaggi dell’operazione. Ad oggi, infatti, quasi il 70% degli ex soci di Vento Banca e Popolare Vicenza hanno rinunciato ad ogni azione accettando la transazione proposta dalle banche ad inizio anno. Il rimanente 30% sono quegli azionisti che hanno subito i danni più consistenti, che hanno perso tutti i risparmi della propria vita e che oggi si trovano in difficoltà ad arrivare alla fine del mese.

Tale sforzo è del tutto compatibile con i grandissimi vantaggi che Intesa Sanpaolo avrà dall’operazione, a partire dal discutibile “contributo” a fondo perduto, di quasi 5 miliardi di euro erogati dallo Stato, senza l’attribuzione di nemmeno un’azione.

Se il decreto legge fosse confermato senza modifiche il comportamento razionale di tutte le vittime degli illeciti e delle relative famiglie, che organizzazioni come le nostre si vedrebbero costrette a sostenere,  sarebbe quello di richiedere in massa l’immediata restituzione di tutti i depositi e l’interruzione di ogni rapporto contrattuale con una banca che ha richiesto ed imposto per il proprio intervento un’evidente ingiustizia intollerabile.

La modifica del decreto è tanto più necessaria in quanto non è prevista alcuna norma speciale per attribuire alle vittime della vendita fraudolenta delle azioni un privilegio nella liquidazione e per consentire procedure di accertamento dei crediti risarcitori.

Ci rivolgiamo pertanto al Parlamento, al Governo e a Intesa Sanpaolo: eliminate immediatamente quest’ingiustizia.

Le associazioni di consumatori: Acu, Adiconsum, Adoc, Adusbef, Assoconsum, Assoutenti, Cittadinanzattiva, Codacons, Codici, Confconsumatori, Lega Consumatori, Movimento Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino, U.Di.Con, Unione Nazionale Consumatori.



Sanzione a Veneto Banca per pratiche commerciali scorrette.

L’Antitrust ha sanzionato Veneto Banca per un ammontare complessivo di 5 milioni di euro, per aver posto in essere due pratiche commerciali scorrette.

In particolare, la Banca ha condizionato l’erogazione di mutui all’acquisto di proprie azioni e ha indotto i consumatori che richiedevano un mutuo ad aprire un conto corrente presso la Banca.

I comportamenti messi in atto dalla Banca, avevano lo scopo di realizzare la propria ricapitalizzazione, avvenuta a partire dal secondo semestre 2012 e pieno sviluppo negli anni 2013 e 2014, facendo prevalere i propri interessi di patrimonializzazione su quelli della stessa clientela.

Nel caso dei “mutui soci” riservati ai soci, i consumatori, per ottenerli, sono stati condizionati ad acquistare un numero di azioni superiore a quello normalmente necessario per diventare soci e a non venderle per determinati periodi, al fine di non perdere le condizioni economiche previste per il mutuo. Tra l’altro, i vantaggi che sarebbero dovuti derivare da questi “mutui soci” sono stati, di fatto, completamente annullati dai costi connessi alle azioni acquistate.

Inoltre, quando il consumatore sottoscriveva un mutuo, veniva anche indotto ad aprire un conto corrente con la scusa della necessità di detenere un rapporto di conto corrente collegato al mutuo.

L’Antitrust ha rilevato che queste condotte limitano considerevolmente la libertà di scelta dei consumatori in relazione ai prodotti di mutuo. L’indebito condizionamento connesso alla prospettazione di poter ottenere il mutuo a condizioni particolarmente favorevoli solo sottoscrivendo azioni della Banca appare infatti qualificabile come comportamento idoneo a fare assumere una decisione commerciale che il consumatore non avrebbe altrimenti preso.

Nel caso dei “mutui soci”, “tale indebito condizionamento si è realizzato, in particolare, con la necessaria sottoscrizione da parte dei consumatori dei pacchetti minimi di azioni previsti al fine di poter accedere a questi prodotti di mutuo riservati ai soci, titoli peraltro difficilmente negoziabili e liquidabili, stante la natura di società non quotata della Banca, e che nel corso del finanziamento non potevano essere disinvestiti, per determinati periodi, pena la perdita delle condizioni economiche previste. Inoltre, Veneto Banca, approfittando della propria posizione contrattuale, ha obbligato i consumatori istanti di mutui anche all’apertura di un conto corrente collegato al mutuo presso la stessa, ponendo in essere una pratica legante mutui-conti correnti vietata dal Codice del Consumo”.

Testo completo della sanzione dell’Antitrust

fonte: AGCM



Blocco degli stipendi: MC avvia azioni di risarcimento.

Dopo le azioni di tutela a favore dei pensionati, Movimento Consumatori scende in campo per tutelare i dipendenti statali.

I dipendenti pubblici da gennaio 2010 a dicembre 2016, per sette anni consecutivi, non hanno avuto nessun adeguamento stipendiale rispetto all’aumento del costo della vita.

La Corte Costituzionale, nel 2015, ha sancito l’illegittimità di questo blocco con una sentenza: la n. 178 del 24 giugno 2015. Pertanto ogni ricorrente può richiedere giudizialmente il risarcimento e l’indennizzo per aver patito il blocco dichiarato incostituzionale. Si tratta di somme tra gli 8 mila ed i 13 mila euro per ogni ricorrente.

L’iniziativa intende tutelare milioni di dipendenti pubblici che nonostante la sentenza della Corte Costituzionale ancora non vedono riconosciuti i propri diritti. La sentenza ha infatti aperto la possibilità di richiedere giudizialmente un indennizzo per il lavoratore per i danni del mancato rinnovo del contratto.

CHI PUÒ ADERIRE?

TUTTI I DIPENDENTI PUBBLICI

da gennaio 2010 al dicembre 2016 non hanno avuto nessun adeguamento stipendiale rispetto all’aumento del costo della vita

OGNI CITTADINO 

che nel periodo interessato dal blocco ha prestato attività lavorativa per lo Stato e quindi ha patito un danno dal mancato incremento della propria retribuzione base

N.B.: per verificare la sussistenza della legittimazione attiva occorre essere (o essere stati) dipendenti pubblici nel periodo interessato dal blocco della contrattazione collettiva disposto nel 2009 e dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale nel 2015

COME ADERIRE

Se risiedete in Lombardia potete contattarci al numero 02.80583136 o scrivere a lombardia@movimentoconsumatori.it

potete compilare questo modulo per essere ricontattati