Antitrust: Intesa Sanpaolo non può spostare i clienti senza consenso

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha ordinato a Intesa Sanpaolo di interrompere la migrazione di 2,4 milioni di clienti verso la sua nuova filiale basata solo su app senza il consenso esplicito degli utenti.

Intesa Sanpaolo aveva lanciato quest’estate la sua Isybank basata esclusivamente su app, come parte di un importante programma di trasformazione digitale.

Nel mese di ottobre ha migrato circa trecentomila clienti, inviando loro una comunicazione nella sezione archivio dell’app Intesa Sanpaolo senza alcuna notifica o pop-up.

L’AGCM afferma di aver ricevuto 5mila denunce riguardo al trasferimento.

I clienti erano scontenti di questo, così come del fatto che i messaggi fossero stati inviati durante le vacanze estive e che i nuovi conti avessero condizioni economiche diverse.

Inoltre, gli utenti hanno lamentato la perdita di alcuni servizi post-trasloco, come la possibilità di creare carte virtuali per gli acquisti online e di accedere agli sportelli fisici della banca.

L’AGCM ha quindi comunicato a Intesa che non potrà migrare il resto dei 2,4 milioni di clienti su Isybank senza il loro consenso espresso, garantendo loro il diritto di mantenere il conto corrente alle stesse condizioni.




Presentazione Rapporto Sbilanciamoci! 2024

rapporto sbilanciamoci 2024
Mercoledì 29 novembre alle ore 13, presso la Sala “Caduti di Nassirya” del Senato, a Piazza Madama, sarà presentato il “Rapporto Sbilanciamoci 2024. Come usare la spesa pubblica per i diritti, la pace, l’ambiente”.
Quest’anno il Rapporto di Sbilanciamoci! propone 84 misure specifiche per una manovra complessiva di oltre 46 miliardi di euro, a saldo zero, senza oneri per la spesa pubblica. Si tratta di proposte concrete e dettagliate, sostenibili.

La Controfinanziaria di Sbilanciamoci! – campagna composta da 51 organizzazioni della società civile, tra cui MC – è alternativa a quella presentata dal governo in carica: propone misure di giustizia fiscale, di riduzione delle spese militari e dei sussidi ambientalmente dannosi per finanziare la sanità e l’istruzione pubblica, le politiche industriali per una transizione ecologica giusta, la cooperazione allo sviluppo.

Alla presentazione della Controfinanziaria, sarà distribuito il Rapporto integrale e saranno presenti gli esponenti delle associazioni aderenti, nonché i deputati e i senatori, i rappresentanti delle forze politiche, dei sindacati e delle forze sociali.

Per partecipare all’evento è necessario registrarsi entro e non oltre le ore 13 di martedì 28 novembre inviando una mail con il proprio nome e cognome a: info@sbilanciamoci.org.
Per gli uomini è obbligatorio l’uso della giacca e della cravatta.

Il Rapporto Sbilanciamoci! sarà disponibile online per il download gratuito a partire dal 29 novembre 2023 su www.sbilanciamoci.info.




Trasferimento ad Isybank per i clienti banca Intesa Sanpaolo

Intesa Sanpaolo ha trasferito, tramite modifica unilaterale del contratto, trecentomila clienti a Isybank, la nuova banca solo digitale del Gruppo. Nei prossimi mesi dovrebbero trasferirne quasi altri 4 milioni.

La comunicazione relativa al trasferimento è stata inviata ai clienti nella sezione archivio dell’App Intesa Sanpaolo senza alcuna notifica, privando così i consumatori della possibilità di esercitare il recesso in tempo utile.

L’operazione è stata realizzata utilizzando in modo scorretto il potere di modificare unilateralmente le condizioni contrattuali, arrivando a trasformare radicalalmente il rapporto banca-cliente.

L’associazione rileva che l’operazione presenta numerosi aspetti poco chiari, in quanto il trasferimento dei clienti, non è nemmeno stato preceduto dalla pubblicazione sul registro delle imprese e sulla Gazzetta Ufficiale. Solo dalla data in cui la banca effettuerà tali adempimenti pubblicitari potranno decorrere i 90 giorni per il recesso.

Qualora Intesa Sanpaolo e Isybank non cessassero entro 15 giorni questi comportamenti, lesivi degli interessi dei consumatori, l’associazione chiederà l’inibitoria al competente tribunale con un’azione rappresentativa collettiva.

Movimento Consumatori invita i clienti che trasferiti ad Isybank a rivolgersi all’Associazione per ricevere informazioni e assistenza.




Direttiva Omnibus: importanti novità per i consumatori!

Dal 2 aprile entrerà in vigore la Direttiva UE 2019/2161 c.d. “Direttiva Omnibus” che introduce nuove disposizioni per rafforzare la tutela dei consumatori in caso di clausole vessatorie, pratiche commerciali scorrette, concorrenza sleale o comunicazioni commerciali non veritiere.

Importanti novità per i consumatori.

Ecco alcuni dei miglioramenti principali che il decreto ha introdotto:

Maggiore trasparenza per quanto riguarda i saldi: se un’azienda sta pubblicizzando uno sconto su un prodotto, deve mostrare il prezzo più basso che ha praticato per quel prodotto nei 30 giorni precedenti.

Pratiche commerciali scorrette: un prodotto venduto in uno Stato membro dell’Unione Europea deve essere identico a quello venduto in un altro Stato membro. Non può essere venduto con lo stesso nome se la composizione o le caratteristiche sono significativamente diverse (c.d. dual quality).

Sanzioni più severe: l’importo massimo delle sanzioni che l’autorità per la concorrenza e il mercato può infliggere per pratiche commerciali scorrette passa da 5 a 10 milioni di euro. In caso di violazioni transfrontaliere o diffuse, la sanzione massima sarà pari al 4% del fatturato realizzato in Italia o negli Stati membri coinvolti. Viene inoltre introdotta una sanzione di 10 milioni di euro per le aziende che non rispettano i provvedimenti dell’autorità.

In caso di clausole vessatorie le sanzioni sono armonizzate a livello europeo e i consumatori lesi potranno adire il giudice ordinario per ottenere il risarcimento del danno subito.

Infine vengono introdotte maggiori tutele per vendite in occasione di visite non richieste o escursioni organizzate con l’aumento del diritto di recesso da quattordici a trenta giorni.




Luce e gas: stop alle modifiche contrattuali dei prezzi

rincari bolletteFino al 30 aprile 2023 non potranno essere modificati i prezzi nei contratti di LUCE E GAS, è quanto prevede il decreto aiuti bis, pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale.

Salvo modifiche a settembre nella conversione in legge, fino ad aprile 2023 le imprese non potranno più modificare le clausole contrattuali che stabiliscono il prezzo della fornitura, anche nel caso in cui la facoltà di modifica (cd. “ius variandi”) sia prevista espressamente nel contratto. Il divieto di modifica ha effetto anche per le comunicazioni di variazione già inviate.

Se hai ricevuto una comunicazione di modifica del prezzo di luce e gas, contestala in quanto non ha efficacia.

Per informazioni e assistenza contatta i nostri sportelli.




Amazon paghi subito tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori

Mentre Amazon si riunisce per l’Assemblea annuale degli azionisti, le lavoratrici e i lavoratori della sua catena di fornitura protestano per le condizioni in cui sono costretti a vivere e a lavorare.

Ad oggi Amazon è il principale distributore di moda negli Stati Uniti e i suoi marchi si riforniscono attraverso una vasta rete di circa 1.400 fabbriche in tutto il mondo. Nonostante i profitti record accumulati durante la pandemia, come denunciato in un recente rapporto del Worker Rights Consortium, l’azienda si rifiuta di garantire che le lavoratrici e i lavoratori licenziati in questi mesi ricevano l’indennità che gli spetta.

Così come i magazzinieri e gli addetti alle consegne, le persone delle fabbriche più remote del sistema globale di sfruttamento di Amazon esigono quanto loro dovuto.

Le organizzazioni della campagna PayYourWorkers, insieme alla coalizione Make Amazon Pay, di cui fanno parte anche il sindacato globale UNI e il movimento Internazionale Progressista, hanno promosso per oggi una giornata di azione globale in loro sostegno: la richiesta per Amazon è di pagare subito tutte le lavoratrici e i lavoratori della sua catena di fornitura.

Tra questi, ad esempio, i lavoratori tessili sindacalizzati in Bangladesh della fabbrica Global Garments, fornitore del colosso americano. Ad ottobre ha chiuso i battenti lasciando a casa 1.200 persone senza retribuzione o indennità di licenziamento. “La chiusura della fabbrica ci ha portato via i mezzi per sopravvivere” racconta Rintu Barua, addetto al controllo qualità per oltre 20 anni. “Negli ultimi 6 mesi ho provato a cercare lavoro in molte fabbriche. Ma siccome sono stato anche un leader sindacale alla Global Garments, nessuno mi vuole assumere”.

Oppure le lavoratrici e lavoratori in Cambogia della Hulu Garment, una fabbrica chiusa temporaneamente nel marzo 2020 lasciando a casa 1.020 persone. Al termine del periodo di sospensione, i lavoratori sono stati richiamati per sottoscrivere con l’impronta digitale un documento che avrebbe dovuto garantire loro il salario finale. In realtà conteneva una clausola nascosta con cui di fatto si dimettevano volontariamente. La Hulu Garment ha così trattenuto 3,6 milioni di dollari di indennità di licenziamento spettante a quei lavoratori.

Nel frattempo, mentre i lavoratori lottano per i propri salari non pagati, contro le attività antisindacali e le cattive condizioni di lavoro, nel 2020 grazie alla pandemia, i profitti netti di Amazon sono aumentati dell’84%, con un patrimonio netto di 314,9 miliardi di dollari

La coalizione MakeAmazonPay ha programmato oltre 50 iniziative presso i siti Amazon in 10 paesi di 5 continenti: UK, Francia, Germania, Belgio, Lussemburgo, Olanda, Bangladesh, Svizzera, Australia e Stati Uniti.

Amazon deve pagare tutti i suoi lavoratori e lavoratrici, ovunque risiedano e qualunque sia la loro mansione. È una questione di giustizia sociale che guarda a un nuovo modello di sviluppo che metta finalmente al centro la salute e il benessere delle persone che lavorano e non i profitti e la ricchezza di pochi” dichiara Deborah Lucchetti, coordinatrice della Campagna Abiti Puliti.

La campagna #PayYourWorkers, che riunisce 200 sindacati e organizzazioni della società civile di 35 diversi Paesi, chiede ai marchi di fornire immediato sollievo ai lavoratori dell’abbigliamento e di sottoscrivere impegni vincolanti per riformare il loro settore in rovina.

Tra i 200 aderenti troviamo Filcams-CGIL, che rappresenta i lavoratori del Commercio, Turismo e Servizi e le organizzazioni FAIR, Altraqualità, Fondazione Finanza Etica, Guardavanti onlus, Movimento Consumatori, Attac Italia, Coordinamento Nord Sud del mondo, Dress the change, Equo Garantito, Fairwatch, FOCSIV, IFE Italia, Lungotavolo45, Manitese, Spin Italy.