Direttiva due diligence. MC: grave l’affossamento del governo italiano
Ieri, durante una riunione del Consiglio dell’Unione Europea, è stata respinta la proposta di direttiva Corporate Social Due Diligence Directive (CSDDD).
Questa decisione ha portato alla delusione di molti: consumatori, attivisti ambientali e membri della società civile, che da anni aspettavano una normativa che imponesse alle grandi aziende il rispetto dei valori ambientali e dei diritti umani dei lavoratori.
La proposta, sviluppata nel corso di tre anni di lavoro della Commissione e del Parlamento europei, introduceva criteri più rigorosi per le aziende in materia di responsabilità sociale d’impresa.
Tuttavia, su richiesta di BusinessEurope, l’associazione europea delle industrie, alcuni Stati membri tra cui l’Italia, hanno bloccato il progresso della direttiva.
L’approvazione avrebbe introdotto elementi di equità e rispetto nelle catene di produzione globali e avrebbe contribuito a contrastare la deindustrializzazione che colpisce l’Europa da decenni.
Avrebbe inoltre posto fine al fenomeno del dumping sociale e ambientale, rendendo le produzioni extra-UE meno competitive e favorendo il ritorno delle produzioni in Europa.
Invece, il governo italiano ha preferito mantenere lo stato attuale delle cose, senza nessuna consultazione delle associazioni dei consumatori.
“Quello che più dispiace – afferma Alessandro Mostaccio, segretario generale dell’associazione Movimento Consumatori APS – è che il Governo e Confindustria non abbiano neanche intuito, per miopia e cinismo, la maggior competitività per l’Italia che avrebbe comportato l’approvazione di questa direttiva.”
La mancanza di azione su questo fronte potrebbe portare i Paesi terzi, proprietari delle materie prime necessarie all’industria europea, a rivolgersi ad altre potenze come Cina e Russia che offrono condizioni economiche più vantaggiose.
La decisione di bloccare la direttiva CSDDD rappresenta un passo indietro nella promozione della responsabilità sociale d’impresa e nel consolidamento dello stato di diritto nel mercato globale.
È fondamentale che il governo italiano e Confindustria riflettano sulle implicazioni a lungo termine di questa scelta e agiscano per promuovere un’economia più equa, sostenibile e competitiva.