Vaccino antinfluenzale: confusione sui dati. Emergenza sanitaria o sperpero di denaro pubblico? Ci dicano quanti vaccini vengono effettivamente inoculati e a quale costo per la collettività.
Incomincia a Milano la diffusione del vaccino antinfluenzale. Ancora oggi però i cittadini milanesi non sanno quanti vaccini sono a disposizione e quanto costeranno alla collettività. Secondo fonti di stampa (i dati su Repubblica.it e su Corriere.it), le uniche a disposizione perché di fonti istituzionali non ne esistono, le dosi di vaccino a disposizione della città di Milano, si attestano tra le 101 mila e le 167 mila dosi.
Buio completo anche sull’effettivo fabbisogno. Sempre secondo le ricostruzioni giornalistiche, infatti, il fabbisogno stimato di vaccini, si attesterebbe intorno alle 210 mila dosi, un numero di gran lunga inferiore rispetto agli anni passati nei quali il fabbisogno di fiale si attestava intorno alle 250 mila dosi.
Stando a questi dati, migliaia di cittadini (tra anziani, over 65 anni, malati cronici con patologie alle vie respiratorie come asma o fibrosi cistica al cuore e all’apparato cardiocircolatorio, diabete e malattie al fegato o ai reni o bambini) non potranno accedere alla vaccinazione in forma gratuita. E ci troveremmo di fronte ad una vera e propria emergenza sanitaria.
Oppure, al contrario è possibile che molti tra i 250 mila che hanno ricevuto il vaccino negli anni scorsi, in tempi lontani dalla spending review, non ne avessero realmente necessità.
Per rispondere a queste domande abbiamo provato a interpellare Asl Milano che però non è stata in grado di dirci, in tempi rapidi, il costo del vaccino, il quantitativo a disposizione per l’anno in corso e quanti vaccini sono stati effettivamente inoculati negli anni scorsi. Sarebbero stati dati utili per capire se ci troviamo di fronte ad una penuria di scorte e ad un reale pericolo per la salute pubblica.
E’ importante fare chiarezza su costi e fabbisogno. Altrimenti non è possibile fornire ai consumatori le informazioni corrette e si creano inutili allarmismi su un tema tanto delicato, soprattutto per le categorie a rischio. Sappiamo per esperienza che proprio la poca chiarezza e gli allarmismi sui temi della salute provocano poi gravi ripercussioni anche sui conti pubblici. Proprio i vaccini ad esempio sono stati al centro del caso del 2009 quando in ambito regionale era stato rilevato un surplus di corte e un conseguente sperpero di denaro pubblico per milioni di euro.
“Non sarebbe poi il caso di rivedere anche i parametri in base ai quali viene stimato il fabbisogno di vaccini e puntare su una attività di prevenzione e di educazione che non punti solo sulla vaccinazione come strumento per combattere l’influenza?
Come spiega uno studio della Cochrane Collaboration, una iniziativa internazionale no-profit che valuta criticamente e diffonde le informazioni relative alla efficacia ed alla sicurezza degli interventi sanitari, su 100 adulti sani vaccinati, 1 sviluppa l’influenza, mentre su 100 non vaccinati 4 sviluppano influenza. Va considerato poi che il vaccino difende solo dall’influenza e non dalle sindromi influenzali che colpiscono 6 persone su 100.
Per Piero Pacchioli, presidente del Movimento Consumatori Milano, “Una revisione dei parametri sui cui si stima il fabbisogno di vaccini che punti meno sulla medicalizzazione della popolazione di certo darebbe beneficio all’impegno di risorse economiche e eviterebbe la somministrazione di terapie a volte non necessarie. Un eventuale risparmio che consentirebbe di investire risorse in progetti di sensibilizzazione della popolazione su quelle buone pratiche, richiamate anche dai CDC USA che, se applicate, permetterebbero comunque di diminuire la possibilità di contrarre influenza e sindromi influenzali”.